Il paziente inglese
di Micheal Ondaatje , 1993, Garzanti
ROMANZO SENTIMENTALE/ Romanzo storico
ISBN-13 : 9788811663041
Traduzione: Marco Papi
Pagine: 327
Formato: cartaceo.
Ecco a voi la trama:
Vincitore del Man Booker Prize nel 1992, Il Paziente inglese si è aggiudicato il prestigioso premio Golden Man Booker Prize 2018.
In lizza per il premio c'erano i vincitori di tutte le precedenti edizioni del Man Booker Prize, tra cui Salman Rushdie, Kazuo Ishiguro e George Saunders.
Sul finire del secondo conflitto mondiale, tre uomini e una donna si rifugiano in una villa semidevastata sulle colline di Firenze. In una stanza del piano superiore giace, gravemente ustionato in un incidente d’aereo, premurosamente accudito dall’infermiera Hana, il misterioso «paziente inglese».
Dai suoi racconti allucinati dalla morfina riemergono l’amore travolgente per Katharine e le avventurose peregrinazioni nel deserto. Intorno alla sua convalescenza s’intrecciano le vicende degli altri abitatori della villa: Hanam Caravaggio, un ladro che lavora per i servizi segreti, e Kip, un sikh, abile artificiere.
La memoria, i miti e le leggende personali dei quattro protagonisti, lacerati e turbati dall’esperienza della guerra, ripercorrono la storia di un’epoca, e ci permettono di giudicarla.
Ma Il paziente inglese è soprattutto una grande storia d’amore, un sogno emozionante, animato da una trascinante tensione lirica, ambientato in un fragile Eden, troppo vicino all’Apocalisse.
Recensione: quando si parla di romanzi d'amore il pensiero vola spesso ai romance e c'è chi storce il naso, la è solo una lettura superficiale e poco attenta, perché i libri che parlano d'amore e anche a livelli altissimi sono tanti e non tutti racchiusi in uno schema fisso, come questo che vi presento oggi e che è noto al grande pubblico soprattutto per la trasposizione cinematografica che ha vinto nove Oscar, ma Micheal Ondaatjie è una penna sapiente, interessante, coinvolgente e da conoscere, che raggiunge vette alte, anche quando parla d'amore.
Il Paziente inglese è un libro che si presta a una lettura a più livelli, che mescola l'amore per la libertà, per la storia e per il deserto con l'amore di un uomo e una donna. Una storia struggente, con una prosa che procede a lampi, con dei salti temporali, che non confondono il lettore, ma rendono bene l'idea dello stato mentale del protagonista.
Sì, l'eroe della nostra storia è un uomo, o meglio quello che resta di un uomo. E nonostante le sue condizioni siano drammatiche, tutto il suo essere è proteso verso di lei, la donna che ama, che ha sempre amato, più del suo desiderio di libertà. È un libro scritto da un uomo, con la sensibilità di una donna, che muove da argomentazioni forti, spesso definibili come maschili, per poi perdersi nel sentimento più antico e struggente che unisce un uomo e una donna.
Ma l'amore è sviscerato in tutte le sue forme e riuscire a mantenere il distacco diventa veramente difficile, se non impossibile.
Siamo nella campagna toscana alla fine del secondo conflitto mondiale; in un convento diroccato e distrutto dai bombardamenti.
Al piano superiore, in un grande letto giace il corpo ustionato di un uomo, che nessuno è stato in grado di identificare con certezza, così sulla cartella clinica è registrato come il paziente inglese.
Di lui si prende cura Hana, una giovane e bella infermiera canadese, che, dopo la morte del fidanzato e della sua migliore amica, ha lasciato il resto del gruppo di medici, per assistere quello che resta di un uomo che si avvicina alla morte, in attesa della fine del conflitto.
Il suo paziente a volte le parla, quando la morfina glielo permette, ma più spesso delira, come perso nel suo mondo a ritroso. E da quei frammenti riemerge un amore travolgente per la sua Kathrine e le sue avventure nel deserto.
Intorno al paziente in fin di vita ruotano alcuni dei protagonisti di questa storia: Hana, la sua infermiera, David Caravaggio, un ladro che lavora per i servizi segreti, e Kip, un sikh, abile artificiere.
Tutti hanno vissuto la devastazione della guerra e ne portano ben visibili i segni. Ognuno a modo loro cerca una via di uscita, tranne lui, che giace moribondo e rivive il passato.
Il conte László Almásy non ha mai capito cosa volesse dire appartenere ad un paese. Per nascita è Ungherese, ma il suo mondo è sempre stato il deserto, dove i confini sembrano non esistere. E' lì che ha conosciuto Kathrine.
L'idea di una donna nella spedizione non lo entusiasmava affatto, ma non ha potuto evitarlo. Kathrine è la moglie del lord inglese Geoffrey Clifton. Un uomo non solo potente, ma anche profondamente innamorato di sua moglie.
L'attrazione tra Almásy e la giovane donna è palpabile. Nonostante cerchino di non alimentare le forti sensazioni che li spingono l'uno nelle braccia dell'altro, non riescono ad evitarlo.
E' un percorso graduale, che porta Kathrine a lottare contro i suoi forti sensi di colpa nei confronti del marito e László a riconoscere che, per la prima volta nella sua vita, si sente di appartenere a qualcuno. Si scopre addirittura possessivo. Lui che non ha mai voluto possedere nulla.
Ma la guerra incombe e con il conflitto l'appartenenza ad uno schieramento o ad un altro diventa fondamentale e il nostro eroe si ritrova a lottare disperatamente per tornare dall'amore della sua vita e per farlo non mancherà di mentire, tradire e combattere contro il tempo, mentre per ironia della sorte, lui, che per una vita era rifuggito a ogni possesso, si ritrova nemico in terra amica, senza patria e nome.
Ma tutto ha un senso se pensa che ad attenderlo c'è lei. Le ha promesso che sarebbe tornato, qualsiasi cosa sarebbe successa. E lei lo sa e lo aspetta. La porterà nel palazzo dei venti, per tornare a casa, insieme.
E se il libro ha ottenuto il Booker Prize, il film ha vinto ben nove Oscar, entrando nella storia della cinematografia.
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