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Come nasce La figlia del peccato


Il prossimo 6 gennaio esce su Amazon un romanzo storico davvero particolare, soprattutto nel mondo Romance, perché ambientato in un periodo non molto trattato, il 1957.
 
 
La guerra è alle spalle, l'Italia non è più una monarchia e i nobili, pur conservando un certo prestigio sociale, preso atto che il nostro paese è oramai una Repubblica, provano ad andare avanti. Alcuni con maggiore fatica, altri con piacevole disinvoltura.
 
Tra loro c'è un marchese, un certo Vittorio Ranieri di Montebello, che dopo aver assunto la direzione di un'azienda di abbigliamento, con annesso grande magazzino, la Coletti, s'innamora della figlia di una donna piuttosto discussa: Margherita Di Meglio, la figlia di Mariuccia Di Meglio.
Mariuccia Di Meglio, negli anni Trenta, ha ucciso il suo compagno, pur aspettando un figlio da lui, in un periodo in cui la gravidanza, fuori dal vincolo matrimoniale, era fortemente condannata dalla società.
 
 

La protagonista della nostra storia non è Mariuccia, ma sua figlia, Margherita che, venti anni dopo, si troverà a vivere una storia fuori dalle regole, come sua madre, ma con un soggetto molto più affascinante dell'ufficiale di battello, il nostro succitato marchese.

In questo intreccio di realtà e fantasia c'è una storia che resta sul fondo e che merita di essere raccontata, perché è grazie a lei se ho potuto scrivere La figlia del peccato.





A raccontarla sono i coniugi Geoffry & Kit Bret Harte che giunti a Ischia, per il viaggio di nozze, vi resteranno un anno, annotando su un diario la loro esperienza nell'isola.
Ed è grazie a loro che sono venuta a conoscenza della storia di Marietta che nel mio romanzo diventa Mariuccia.
Passiamo, dunque, ai fatti realmente accaduti...
  Dopo la festa di San Giovangiuseppe, a Ischia Ponte, nell'oramai lontano 1930, era lunedì. Sarebbe stato, scrivono i nostri amici, un giorno malinconico, come accade sempre dopo un evento gioioso che ha coinvolto tutta la comunità. Il ritorno alla normalità, insomma, sarebbe stato lento e sonnolento, ma quel giorno non fu così.
 
(...)

Era stato commesso un omicidio nel borgo antico.
Marietta, una graziosa ragazza di diciotto anni, le cui nozze dovevano aver luogo subito dopo la festa aveva ucciso il fidanzato con il fucile del padre. L'intera isola era al colmo dell'agitazione.


(...)




Non si faceva altro che parlare di questo increscioso episodio in paese, ci raccontano Geoffrey e Kit. Tutti davano la loro personale versione dei fatti che non corcordava pienamente con gli altri, ma su una cosa erano unanimi: la ragazza aveva difeso il suo onore!
I genitori di Marietta avevano messo da parte 10.000 lire, per quando la figlia si sarebbe sposata. Per quell'epoca la cifra non era assolutamente di poco conto. Famiglie ricche disponevano di meno e con una tale dote, la giovane e bella Marietta poteva pretendere un buon partito.
Per accumulare questa cifra il padre e la madre, di umili origini, si erano sacrificati tanto, ma lo avevano fatto con l'illusione che la figlia sposasse un contadino o un pescatore del posto e con quei soldi avrebbe potuto finanziare l'acquisto di una casa o l'inizio di una piccola attività.


La madre e il padre di Marietta non pensavano certo ad uno straniero o a un napoletano, ma la figlia si era incapricciata con quel tipo, primo ufficiale su uno dei battelli che facevano servizio tra Ischia e la terraferma.


(...)

C'erano stati mesi di corteggiamento all'insaputa dei genitori; incontri segreti in boschetti isolati; abbracci furtivi e furtive promesse. Quando i genitori ne vennero a conoscenza, furono riluttanti a dare il loro consenso, con la loro istintiva mancanza di fiducia verso i napoletni, ma si arresero alla fine alle suppliche di Marietta e la data era stata fissata.

(...)


Marietta era follemente innamorata di questo giovane e così non fu difficile cedere alle lusinghe dell'amore, pur non essendo sposata.
Giorni prima della festa di San Giovangiuseppe la bella ischitana confidò al fidanzato di aspettare un figlio, ma il napoletano alla notizia non reagì positivamente. Le disse chiaramente che l'avrebbe sposata se la dote fosse salita a 15.000 lire. In fondo, prendendo moglie, probabilmente avrebbe avuto problemi con la compagnia per cui lavorava e poi c'era il figlio in arrivo, per lo più concepito fuori dal matrimonio. Senza contare che non era poi così convinto del passo da compiere. Dunque, un accordo si doveva trovare, altrimenti lui si sarebbe liquidato, lasciandola sola ad affrontare la situazione.



Cosa rispose Marietta in quel frangente non si seppe mai, ma i nostri amici inglesi, riportarono quanto segue:
 
Qualche giorno prima della festa, gli occhi vigili delle ischitane la videro in chiesa, prostrata davanti all'immagine miracolosa della Madonna. Attribuirono il tutto a una lite tra innamorati, e la loro opinione venne confermata quando, all'inizio dei festeggiamenti, Marietta e il suo fidanzato furono visti di nuovo insieme. Dissero che si era buttata febbrilmente nella giostra dell'allegria.


Ma l'ultimo giorno della festa di San Giovangiuseppe, approfittando dell'assenza dei genitori, usciti in piazza per ammirare i fuochi d'artificio, Marietta invitò il fidanzato a seguirla a casa.
Lui pregustava una serata romantica, ma Marietta era di tutt'altra idea e chiarito il suo punto di vista sulle nozze e la dote, tirò fuori il fucile del padre, precedentemente oliato, pulito e caricato e lo sparò. Il colpo andò a segno con una precisione sorprendente e per il giovane non ci fu più possibilità di scampo.
Quando la notizia divenne pubblica, la popolazione locale si schierò in difesa della ragazza.  Così, per poter effettuare l'arresto i Carabinieri chiesero un rinforzo per sedare la rivolta e condurre Marietta in prigione.
 
(...)

Stavamo passeggiando per la via principale quando passò la piccola carrozza in cui Marietta veniva portata in prigione. (...) Quando ci passò vicino, riuscimmo a vedere due Carabinieri armati, gli ampi mantelli che svolazzavano dietro di loro, i sottogola dei loro caratteristici cappelli napoleonici ufficialmente abbassati, le mani inguantate di bianco che stringevano le braccia della ragazza esile che sedeva incastrata tra loro. Non che ci fosse stato bisogno di tenerla, perché non sarebbe stato possibile trovare un prigioniero che opponesse minore resistenza. Serena, apparentemente incurante di quello che succedeva intorno a lei, sedeva con le mani quietamente in grembo, gli occhi fissi davanti a sé, un'espressione di rassegnata indifferenza sul viso.

(...)



La gente per strada salutava la ragazza sventolando fazzoletti bianchi con parole di incoraggiamento. Erano tutti convinti che non sarebbe rimasta a lungo in carcere. Non si poteva condannare una donna per aver difeso il suo onore. Gli stessi Carabinieri, dicono i nostri amici inglesi, sembravano rassegnati al loro compito ingrato, ma erano consapevoli del valore della ragazza.
Che fine abbia fatto questa giovane non lo sappiamo. Gli ischitani dissero ai due sposi inglesi, che l'avrebbero portata in Questura e di lì al penitenziario di Procida.
 
Chissà se uscì veramente tanto presto dal carcere e che fine ha fatto quel figlio che portava in grembo? E' mai nato? E sopravvissuto alla guerra?
Chissà cosa chiese Marietta alla Madonna: la forza per compiere il suo gesto? Il perdono per quello che stava per fare o più semplicemente chiese che intercedesse nel cuore del suo fidanzato? Che cambiasse idea dicendosi disposto a portarla all'altare, riconoscendo come legittimo quel figlio, non ancora nato!
Marietta ci lascia così, rassegnata ad affrontare il carcere, con un figlio in grembo ed il dolore di un amore tradito, per 15.000 lire.
 
La sua storia mi è rimasta nel cuore e così, appena ho potuto, ho deciso di continuare la sua storia.
Quel figlio è nato in carcere, mesi dopo. E' una bambina e porta il suo cognome, Di Meglio.
Mariuccia è sopravvissuta venti anni a quella triste esperienza, crescendo Margherita grazie all'aiuto di qualcuno che conosceremo tra le pagine de La figlia del peccato.

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